“Siate orgogliosi delle vostre ferite”. Con questo messaggio, semplice, ma profondo, Antonio Danilo Giannoccaro ha concluso la lezione tecnica che ha tenuto incollati alle sue labbra gli occhi degli associati fermani lo scorso 13 marzo.
A fare gli onori di casa, oltre al Presidente Michela Pietracci e al Consiglio Direttivo, gli associati della sezione che fanno parte dell’organico che Danilo gestisce come responsabile della CAN Pro. Prima di iniziare, una breve visita ai locali della sezione e una breve ma intensa presentazione multimediale alla carriera di Danilo, prima come arbitro e poi come dirigente.
Ha poi preso la parola il nostro Presidente, ricordando come voleva fortemente organizzare questo incontro già da quando era Vice Presidente, quando per la prima volta ascoltò un intervento del novello dirigente Danilo, allora nominato da poche settimane come responsabile della CAI, ad un raduno intersezionale, e mostrando tutta la sua felicità per avere avuto la possibilità quest’anno di mettere a disposizione degli associati più giiovani tanta esperienza e tanta passione.
Una volta iniziata la lezione, Danilo ha voluto far concentrare la platea sulle milestone che, a suo parere, devono esserci sempre in un arbitro (l’aspetto atletico e la conoscenza del regolamento), mettendo in luce però che queste non bastano se non accompagnate dall’intelligenza.
Intelligenza che ha voluto connettere a molti aspetti che inficiano una prestazione, sempre utilizzando lo strumento che reputa maggiormente adatto per la crescita di ognuno di noi: il video. Ha coinvolto nell’analisi i ragazzi più giovani con il ritmo, la passione, la tenacia che lo contraddistinguono, cercando di analizzare insieme a loro quanto l’intelligenza inficiasse scelte (tecniche, comportamentali, di spostamento sul terreno di gioco), quanto la scelta di uno o dell’altro comportamento deve essere sempre pensata in base al momento della gara, al risultato o alla persona che abbiamo di fronte, e quanto queste scelte possano condizionare le scelte da fare in un momento appena successivo.
Infine, ha voluto concludere, portando come esempi il kolossal Il Gladiatore ed un estratto della serie televisiva americana Grey’s Anatomy: dobbiamo sentirci come un gladiatore che, prima di combattere al Colosseo, ha riportato molte ferite nei combattimenti precedenti o un medico che, purtroppo, non è riuscito a salvare un paziente in difficoltà. Non solo nella nostra carriera arbitrale, bensì nella nostra vita, dobbiamo essere orgogliosi delle nostre ferite, dei nostri errori, di tutto ciò che ha forgiato il nostro corpo nel corso del tempo.